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venerdì 29 Marzo 2024
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Che Guevara 50 anni dopo: un bilancio dell’evento dell’associazione Humus Sapiens

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Sensibilità, integrità, idealismo ma anche azione concreta per mutare i rapporti di forza, coraggiosa lotta fino all’estremo sacrificio per la liberazione ed il riscatto dei popoli, nello spregio di disuguaglianza, indigenza, ingiustizia e sopraffazione. Terzomondista ed avversario di imperialismo e colonialismo. Ernesto “Che” Guevara, simbolo imperituro della rivoluzione cubana, mitico combattente, ma anche raro ed acuto osservatore della società in cui vive, un viaggiare giovanile che lo porterà ad una profonda introspezione, prima di maturare scelte fondamentali sul suo percorso intellettuale e politico. Si è svolto sabato 16 dicembre, presso il centro culturale “La Commenda”, di San Mariano, l’appuntamento con “Che Guevara 50 anni dopo- immagini, suoni e parole, tra mito e passione”, organizzato dall’associazione culturale “Humus sapiens”, per ricordare l’anniversario della scomparsa dell’eroico guerrigliero, ucciso in Bolivia, il 9 ottobre 1967.

Presente all’incontro anche Serena Bartolucci, dell’associazione “AssCuba Umbria”. Momenti musicali, con esecuzione di Marco Coletti, vice presidente dell’associazione “Humus sapiens”. Importanti filmati riguardanti il discorso di Guevara all’Onu, dell’11 dicembre 1964, le interviste di Gianni Minà al giornalista Paco Ignazio Taibo II, autore del noto bestseller “Senza perdere la tenerezza-vita e morte di Ernesto “Che” Guevara” e ad Alberto Granado, scienziato ed amico del “Che”, con cui intraprese un lungo viaggio giovanile alla scoperta dell’America Latina, a bordo di una motocicletta Norton 500, la “poderosa”. L’episodio sarà alla base del film, “i diari della motocicletta”, del 2004, diretto da Walter Salles.
La serata si apre con il filmato dell’esecuzione della violinista britannica Lizzie Ball, della canzone “Comandate Che Guevera” di Carlos Puebla, e con il ritorno della salma in territorio cubano, nel 1997. “Un uomo che aveva sete di conoscenza e voglia e volontà di cambiare il mondo, un esempio importante anche per le generazioni a venire”, evidenzia Antonio Rocchini, presidente dell’associazione Humus sapiens. Diversi sono infatti i giovani presenti al centro “la commenda”, curiosi di approfondire il messaggio e la complessa personalità di Guevara, d’attualità anche in un mondo post-ideologico, dominato, più di ieri, da diseguaglianze. Un’icona senza tempo, celebrato in ogni maniera, in grado di colpire anche l’osservatore contemporaneo, grazie a fotografie che immortalano un’unicità espressiva che ha pochi eguali.

“Faceva parte di una famiglia borghese, avvezza alla lettura, atipica e con poche regole. – evidenzia Serena Bartolucci- Fece anche esperienza in un lebbrosario ed in età giovanile voleva visitare l’Europa ed amava l’archeologia. In viaggio per il continente latino-americano, prende contatto con la miseria, scoprendo un mondo di “paria”, diseredati e dimenticati, premessa per la scelta marxista- leninista, in una militanza sbocciata nel sociale. Una sensibilità particolare, che lo farà sempre schierare dalla parte dei popoli, nel rispetto dell’altro. Nella sicurezza che il mondo si può cambiare. Il suo apporto al socialismo riguarda l’etica soprattutto e lo spronare le persone a migliorarsi per la nascita dell’”uomo nuovo”. Deve nascere una società votata al noi e non all’io, in cui il lavoro è emanazione dell’essere umano e compimento del dovere sociale, migliorando e non alienando. Sottolinea l’importanza dell’istruzione e fonda il lavoro volontario a Cuba, per svincolarlo da un concetto di ricompensa e mercificazione. Guevara aveva un carattere spigoloso, rigoroso ed autocritico, pretendeva molto da sé stesso e dagli altri”.

Nel corso della serata, è stata proposta, la canzone, eseguita da Marco Coletti, di Branduardi, “1 aprile 1965”, ispirata all’ultima lettera del “Che” alla famiglia, dove emergeva attaccamento per i suoi cari ed il presagio della fine. e poi quella più militante di Francesco Guccini, “stagioni”il cui si parla di, “pianto del terzo mondo”, sconcerto per la morte “di speranze ed illusioni”, confidando in un “ritorno del Che”. Paco Ignazio Taibo II, nell’intervista a Minà, parla di un uomo che “voleva scappare dalla classe media, sensibilizzarsi, per cercare un’idea per l’America Latina, un unico popolo, oltre le frontiere nazionali”. Serena Bartolucci conclude evidenziando, in Guevara, una visione politica rivolta al futuro “ Un’Africa tra i continenti più schiavizzati, che va supportata nella sua lotta di liberazione”.

Mario Taborchi
Ass. Humus Sapiens

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