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venerdì 26 Aprile 2024
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Stigmăta: al Corciano Festival in mostra la tradizione del tatuaggio in Italia

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Fra le novità del Corciano Festival, 53esima edizione, dal 5 al 20 agosto nelle Sale dell’Antico Mulino del Palazzo Comunale la mostra “Stigmăta – La Tradizione del Tatuaggio in Italia” a cura di Luisa Gnecchi Ruscone, in collaborazione con il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” – Università di Torino e con il Museo Archeologico dell’Alto Adige.
Pensata in una versione ridotta rispetto al progetto originale – presentato per la prima volta dal 30 marzo al 30 aprile 2017 al Museo Medievale di Bologna – la mostra esporrà riproduzioni di reperti originali provenienti da vari musei italiani, più una collezione di oggetti, strumenti artigianali per il tatuaggio, provenienti da collezioni private.

“Stigmăta” è rivolta a tutti e non solo a un pubblico di tatuatori e tatuati e vuole colmare la totale disinformazione sulle origini e la storia del tatuaggio nel mondo ma soprattutto nel nostro paese.
La storia del tatuaggio in Italia è infatti molto antica, in Italia infatti è stato ritrovato il più antico corpo mummificato su cui sono ben visibili 61 tatuaggi: La mostra infatti parte da Oetzi con due foto e un disegno dei suoi tatuaggi , seguono tavole di fotografie degli stampini (sec. XVI) e uno strumento usato per tatuare (sec. XIX) dei tatuaggi religiosi praticati fin dai tempi delle crociate (i crociati non potevano essere seppelliti in terra consacrata se non portavano su di se i simboli della propria fede religiosa, quindi si tatuavano tutti o quasi) e continuata fino a metà del secolo scorso presso il Santuario di Loreto. Il capitolo seguente riguarda il tatuaggio degli artigiani chiamati “Il segno di Caino”, (Dio pose un “Thao” sulla sua fronte) considerato il primo degli artigiani e il loro protettore e viene raccontato con la riproduzione di due stampe del XIX sec. che illustrano i tatuatori per strada e tavole dei simboli dei vari mestieri.

Strettamente legato al tatuaggio degli artigiani vi sono gli affreschi del “Cristo della domenica” che la chiesa fece dipingere in tutto il paese durante il medioevo per colpevolizzare i fedeli che la domenica non rispettavano il precetto del riposo domenicale, (in esposizione la fotografia di uno di questi affreschi).
L’ultimo capitolo riguarda il tatuaggio dei carcerati studiato dal Lombroso (a cavallo tra i secoli XIX e XX) raccontato attraverso le riproduzioni di 8 disegni d’epoca di questi tatuaggi (collezione Museo Lombroso) e loro significati, disegni di tatuaggi ricorrenti tra i detenuti (sec XIX e XX), una vetrinetta con strumenti artigianali provenienti dal carcere di San Vittore a Milano più altre 8 macchinette e attrezzature artigianali per tatuare del sec XX. Saranno proiettate una serie di fotografie di carcerati tatuati e di orci per l’acqua con incisi dai carcerati gli stessi disegni che poi si facevano tatuare della collezione Lombroso.

Oltre all’esposizione, nella serata di domenica 6 agosto l’Associazione Stigmăta, su invito e in collaborazione con l’associazione Pro loco Corcianese, presenterà due conferenze di approfondimento sulla cultura del tatuaggio italiano. La prima intitolata “La Tradizione del Tatuaggio in Italia”, presentata dalla curatrice Luisa Gnecchi Ruscone, sarà un’introduzione e un approfondimento legato all’esposizione in corso, nonché una possibilità di incontro con l’autrice italiana di maggior rilievo nell’ambito della cultura del tatuaggio.
L’autrice presenterà anche il catalogo legato alla mostra “Tattoo – La Storia e le Origini in Italia” pubblicato da Silvana Editoriale.
Il secondo intervento curato dall’Associazione Stigmăta, sarà la conferenza/incontro col pubblico di GianMaurizio Fercioni, dal titolo “Le Origini dei Tatuatori Italiani”. Tra i più importanti pionieri della storia del tatuaggio Italiano, GianMaurizio Fercioni è un’istituzione sia in patria che all’estero e il suo studio milanese Fercioni Tattoo Museum è il primo museo italiano dedicato al tatuaggio riconosciuto dalle istituzioni.
Le conferenze sono da anni ospitate all’Accademia di Brera, a testimonianza del patrimonio umanistico rappresentato dalla loro esperienza.

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