È l’Umbria la regione italiana con la peggiore qualità della vita legata alla salute. A rivelarlo è il 13° rapporto Crea Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha analizzato cinque dimensioni fondamentali del benessere: autonomia, cura di sé, ansia e depressione, dolore fisico e libertà di movimento.
Il dato più critico riguarda il QALY, l’indicatore che misura quanto a lungo e quanto bene si vive: in Umbria il valore è di 0,840, il più basso d’Italia e ben al di sotto della media nazionale, fissata a 0,890.
Una fotografia confermata anche dalla percezione dei cittadini. Il livello di soddisfazione per il Servizio sanitario regionale si ferma a 6,8 su 10, sotto la media del Paese, mentre il 9,1% degli umbri si dichiara “estremamente insoddisfatto” – la quota più alta d’Italia.
Il rapporto chiarisce che la qualità della vita legata alla salute non dipende solo dalla performance sanitaria. «È attribuibile a stili di vita, fattori culturali, educativi e ambientali –spiega Daniela d’Angela, coordinatrice scientifica dello studio e presidente di Crea Sanità –. Non è però strettamente legata ai risultati dei servizi, misurati in base a mobilità sanitaria, ricoveri, prevenzione, pronto soccorso e assistenza extraospedaliera».
Sotto il profilo delle performance complessive, l’Umbria si colloca nel terzo gruppo su quattro: i suoi risultati raggiungono il 34% del valore ideale. Non solo. La regione non è tra quelle ritenute resilienti nei prossimi cinque anni, per via di carenze in prevenzione, assistenza domiciliare, integrazione socio sanitaria e innovazione.
La spesa sanitaria pro capite è nella media, ma non sembra sufficiente. Il rapporto evidenzia una correlazione chiara: più investimenti pubblici, migliori performance.
«I livelli di performance regionale – spiega Federico Spandonaro, presidente del Comitato scientifico di Crea – restano lontani dai valori ottimali. Questo mostra l’importanza di investire in politiche sanitarie mirate per migliorare l’efficienza e l’equità».
Per l’Umbria il messaggio è chiaro: servono più prevenzione, una sanità territoriale più forte e interventi mirati sugli stili di vita, per affrontare ansia, dolore cronico e perdita di autonomia che oggi penalizzano la salute degli umbri.