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venerdì 19 Aprile 2024
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Politiche 2018 – Il candidato del Partito Repubblicano/ALA Massimiliano Falcucci: “Rimanere nell’UE ma no al Fiscal Compact”

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Nel rush finale verso il voto del 4 marzo abbiamo intervistato Massimiliano Falcucci, candidato alla Camera proporzionale per la lista ALA Partito Repubblicano

Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a candidarsi?
Mi sono candidato perché vogliamo che il partito torni sulla scena politica italiana, dopo una lunga assenza che non ha mostrato la nascita di soggetti politici degni di nota. E vengo al motivo più importante della mia candidatura. Il Paese sta per conoscere un periodo difficilissimo. Nei prossimi mesi sarà chiamato a scongiurare uno scenario greco. Basta sapere che subito dopo le elezioni, saremo chiamati da Bruxelles a fare una manovra correttiva di 3,5 miliardi di Euro. A luglio poi, nel prossimo DEF, andranno trovati 30 miliardi. Non vedo in giro forze politiche capaci di affrontare una tale emergenza.

Perché votare lei, perché il suo partito?
Perché votare me e il mio partito? Perché noi non accettiamo le imposizioni di Bruxelles. Ci distruggerebbero. Noi non vogliamo lasciare l’Euro, né tantomeno l’Europa. Siamo però fermamente contrari al Fiscal Compact. Secondo noi va rigettato. Ecco cosa proponiamo.

Se dovesse essere eletto quale sarà la sua prima iniziativa?
Se venissi eletto, come ho scritto sulla mia pagina di Facebook pubblicamente, proporrò la creazione di un ministero delle finanze Europeo che abbia potestà monetaria emissiva. La BCE deve essere nazionalizzata a livello europeo. Il nuovo ministero dovrebbe essere obbligato per missione statutaria ad acquistare tutti i titoli di Stato della zona Euro in emissione primaria. Lo stesso andrebbe fatto per quelli fluttuanti sul mercato secondario. La moneta verrebbe emessa a credito. Non più a debito. I debiti pubblici sarebbero prima raccolti dal neo Ministero, per poi essere da questi sterilizzati. Senza più oneri debitori da interessi e rifinanziamento, per tutti gli Stati si libererebbero decine di miliardi utili a investimenti e abbattimento delle aliquote fiscali nonché delle percentuali IVA. Sembra una cosa lontana dai problemi quotidiani. In realtà la nostra crisi è figlia di questa sciagurata politica monetaria europea.

Quanto è importante mantenere un contatto con il proprio territorio di appartenenza?
Mantenere il contatto con il proprio elettorato è fondamentale. Ma non solo. Credo che ogni eletto parlamentare, proprio perché rappresentante dell’intera nazione, dovrebbe bagnarsi di folla in tutto il Paese. In tutti i territori. Mi pare una necessità di civismo pubblico indissolubilmente legata alla carica.

Qual è il futuro dell’Italia nell’Europa?
Il futuro dell’Italia nell’Europa è legato a quanto detto nel punto 3. Non possiamo accettare le attuali costrizioni economiche di bilancio europee. Non possiamo accettare questo sistema monetario. Se Bruxelles non ci darà ascolto, adotteremo il punto 3 in Italia. Nazionalizzando Bankitalia. Faremo emettere Euro alla nostra banca centrale. I trattati infatti non prevedono la cacciata di nessun membro. Vale sia per la UE che per la zona Euro. Dovranno rassegnarsi ad averci al loro fianco. In un modo o nell’altro.

Quali sono i punti deboli e i punti di forza dell’Umbria?
Partiamo dai punti deboli. L’Umbria dal 2009 al 2016 ha perso 662 milioni di Euro di PIL. Nel periodo sono andati persi 14000 posti di lavoro. Nel 2017 i nuovi contratti di lavoro sono stati per l’80% a tempo determinato. I due terzi di tutti i contratti sono part time. Le crisi aziendali si moltiplicano. Le infrastrutture logistiche non rendono onore a questa regione. I punti di forza dell’Umbria sono la sua storia manifatturiera. La sua cultura e il suo patrimonio artistico. Dobbiamo ripartire da qui.

Come vede in Italia un futuro fatto di macroregioni?
Io francamente non vedo di buon occhio la decentralizzazione. Da quando è stato modificato il titolo V della Costituzione nel 2001, la spesa regionale è lievitata di 90 miliardi annui. Conseguentemente lo Stato Centrale non ha visto diminuire le sue uscite. Questo la dice lunga su quanto il processo abbia funzionato.

Che scenari politici reputa probabili all’indomani del 4 marzo?
Lo scenario politico dopo il 4 marzo mi appare inquietante. Nessuna maggioranza numerica, e se pure una se ne dovesse trovare, avrebbe vita breve e politicamente insignificante. Ci aspettano sfide colossali. Vedo e temo il caos, con conseguente rischio di commissariamento europeo del nostro Paese. L’unica via sarebbe quella di modificare la legge elettorale e di tornare subito al voto. Ma sarà durissima. Come legge elettorale propongo un maggioritario uninominale con ballottaggio.

Com’è cambiata la politica nell’epoca dei social network?
Ringrazio la venuta dei social. Senza di essi saremmo ancora vittime dei media controllati dai loro azionisti di maggioranza. I social stanno rivoluzionando la politica. Ne sono felice. Le fake news sono sempre esistite. Non sono certo nate sui social.

Populismo, immigrazione, violenza: come commenta i fatti più recenti?
La politica al tempo del suffragio universale non può che essere populista. Tutti i partiti sono populisti. Millantare moderatismo in tempi di crisi sistemica è la peggior forma di populismo possibile. L’immigrazione va bloccata subito. I fatti di violenza degli ultimi giorni sono frutto di una crisi sociale arrivata al suo culmine di sopportazione collettiva.

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