Fuori ci sono le saracinesche abbassate e i cartelli affittasi ma entrando l’ambiente è ancora immerso nell’aroma della carne condita, del pane appena cotto, della verdura fresca. Se i muri potessero parlare racconterebbero più di quarant’anni di vita di un’attività commerciale che ha fatto la storia di Ellera di Corciano, ma che da qualche giorno ha chiuso i battenti. A raccontarci come è andata è Paolo Strappaghetti che quei quarant’anni li ha spesi tutti con il fratello maggiore Fabio e gli altri componenti della famiglia a mandare avanti una macelleria punto di riferimento per famiglie, ristoratori e altri operatori del settore.
“Siamo stati i primi sul finire degli anni ’70 – racconta Strappaghetti – ad allestire una macelleria self-service. Una idea innovativa mai vista prima che poi fu adottata dalla grande distribuzione. E allora noi tornammo alla classica macelleria servita ma aggiungendo negli anni sempre qualcosa di nuovo: prima la gastronomia, poi la frutta e verdura”.
Dal 1976 ne ha fatta di strada la Macelleria dell’Allevatore diventando famosa soprattutto per la sua porchetta, preparata con pochi ingredienti ma grazie alla fatica di molte ore di preparazione oltre a tanta passione. “Abbiamo sempre puntato sulla qualità – spiega Strappaghetti – ma non riusciamo più ad avere i profitti sufficienti a garantirla. È difficile fare concorrenza ai grandi esercenti che hanno grosse disponibilità economiche anche per investire, noi non ce la facciamo più. È doloroso chiudere ma dobbiamo farlo prima di andare in crisi, anche per onestà nei confronti dei nostri tre dipendenti che hanno sempre ricevuto lo stipendio.
La notizia della chiusura della storica attività ha fatto subito il giro del popoloso quartiere corcianese arrivando fino a Perugia. Fra i clienti abituali ma anche fra gli avventori occasionali c’è molta amarezza per questa perdita. “In questi giorni sentiamo l’affetto degli amici, dei clienti, dei ristoranti che si servivano da noi con molte parole di elogio. È una cosa che ci fa infinito piacere ma è anche a tutti loro che vorrei far capire come la qualità non si traduce solo con l’etichettatura, ma anche con la professionalità, con il tempo impiegato nella macellazione”.
E qui Strappaghetti diventa un fiume in piena: “Serve maggiore informazione riguardo al nostro settore. Oggi è facile proporre alla clientela prodotti di bassa qualità. Basta fare un giro: sono in pochi a lavorare ancore con le mezzene (ciascuna delle due parti in cui viene diviso il bovino o il suino macellato n.d.r.) o con le celle frigorifere. Questo significa che tutti i prodotti ormai arrivano sotto vuoto e in quel caso neanche io che faccio questo mestiere riesco a valutarne la qualità, chi può sapere che tipo di animale è stato utilizzato? Bisogna far conoscere al cliente queste cose, non basta la provenienza ma serve – ribadisce Strappaghetti – la qualità, la professionalità, le ore di lavoro, la passione. Noi eravamo tutto questo: dall’hambuger alla bistecca, dal pollo alla porchetta lavoravamo anche 12 ore al giorno. Persino alcune scuole di odontotecnica, che fanno pratica con le teste dei suini, si rivolgevano a noi pure da fuori regione perché nessuno ormai lavora più la materia prima come noi facevamo”.
Lorenzo Lotito
commenti
Tiziana Cavallucci
7 Luglio 2017 at 17:48Nooo
mariano trinciastrocchi
5 Luglio 2017 at 14:09In Italia negli anni del dopoguerra si mangiava 13kg /anno di carne procapite.
Adesso se ne mangiano 94Kg/anno.
Ma da dove viene tutta questa abbondanza di carne animale?
La grande distribuzione punta su quantita abbondante a poco costo e sopra tutto sempre reperibile….
La vicino c’è il Quasar . Andate a vedere la gente che fa spesa la domenica (mattina è pomeriggio) ed il sabato alle 20.30 ….
Come fai a tenere testa alla richiesta Dei clienti che ormai non fanno a meno di mangiare carne tutti i giorni spendendo cifre ragionevoli?
Giacomo Sciurpa
5 Luglio 2017 at 08:53Apre un centro commerciale al giorno, con la buonapace di tutti… politica compresa. Non caschiamo dal pero…
Massimo Ricci
5 Luglio 2017 at 07:58noooo
Daniele Padovans
5 Luglio 2017 at 02:26Viviamo in un paese del terzo mondo, paghiamo tasse per il 70% del nostro guadagno.
È normale che le piccole e medie imprese non riescono ad andare avanti.
Un grande in bocca al lupo alla famiglia Strappaghetti.
Sara Vittori
5 Luglio 2017 at 02:12Tutti dispiaciuti, ma evidentemente nessuno che ci andava più… :,(
Angi Rossi
5 Luglio 2017 at 00:36E poi invece la pubblica amministrazione festeggia le aperture dei cinesi …ma dove pensiamo di andare
Francesco Birettoni
4 Luglio 2017 at 23:00Mezzo sfilatino con salame milano e pasticcio d’olive nere! E Lustri ce prendeva la Coca Cola Light!
Laura Severino
4 Luglio 2017 at 22:12Mi dispiace!!! Dopo l’ultima festa di Corciano ci eravamo fermati anche noi a fare “scorta di ciccia buona” da portare a casina (in Liguria)… Un vero peccato.
Lorena Chiocci
4 Luglio 2017 at 22:06Mi dispiace..offrivano cortesia, gentilezza,consigli buon mangiare
Marco Ambrosi
4 Luglio 2017 at 21:15È la fine che ci toccherà a tutti gli artigiani e piccole imprese se va avanti così…
Sonia Brucolini
4 Luglio 2017 at 21:01Che dispiacere
Serena Effetti Proietti
4 Luglio 2017 at 20:42Sono rimasta sorpresa ,come siamo ridotti
Raffaella Curcio
4 Luglio 2017 at 19:41Forse un po’ di pubblicità avrebbe aiutato, proprio puntando a far vedere che la qualità era lì e non altrove. Io ad esempio non sapevo che fosse un posto con carne davvero di qualità. Mi dispiace per i proprietari
Andrea Bisdomini
4 Luglio 2017 at 17:58La domanda è: cosa spinge la gente a mangiare merda invece di cibo migliore?
Rita Gestroemi
4 Luglio 2017 at 17:33Un grande dispiacere so quello che si prova ci sono già passata.
Enrico Grassi
4 Luglio 2017 at 17:16E adesso magnate la ciccia de là …coop cojoni …