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giovedì 25 Aprile 2024
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Coronavirus: quanto resiste sulle superfici, ce lo spiega un nuovo studio

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Una delle domande più frequenti riguardo al nuovo coronavirus è la sua resistenza sulle superfici degli oggetti: una nuova ricerca americana – si legge in un articolo a firma del professore Roberto Burioni (virologo) e di Nicasio Mancini (microbiologo medico all’ospedale San Raffaele di Milano) tratto dal sito Medicalfacts – ha valutato la capacità del virus di rimanere nel tempo su varie superfici e quella di infettare.

“Questo è molto importante – si legge nell’articolo – in quanto confermerebbe come un modo importante di trasmissione del virus sia quello “indiretto” attraverso le nostre mani. Tocchiamo superfici contaminate e, inavvertitamente, ci infettiamo portando le mani alla bocca, nel naso o negli occhi.

A tale scopo, i colleghi hanno messo una quantità nota di virus (sapete bene che questo è possibile grazie al suo isolamento in laboratorio, di cui abbiamo più volte parlato) su diverse tipologie di superfici. In particolare ne hanno analizzato quattro: rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica. Sono andati, poi, a verificare come la capacità infettante del virus cambiasse col passare delle ore. Tutto condotto a temperatura ambiente (21-23°C con umidità relativa del 40%), condizioni che potremmo tranquillamente paragonare a quella delle nostre case. Quali sono stati i risultati ottenuti?

I materiali più “inospitali” per il virus sono risultati essere il rame e il cartone con un dimezzamento della capacità infettiva in meno di due ore per il primo materiale e entro 5 ore abbondanti nel caso del secondo. Un abbattimento completo dell’infettività è stato osservato rispettivamente dopo le 4 ore per il rame e le 24 ore per il cartone.

Più lunga la persistenza sulle altre due superfici. Sull’acciaio inossidabile la carica infettante risultava dimezzata solo dopo circa 6 ore, mentre ne erano necessarie circa 7 per dimezzarla sulla plastica. Questo dato si associava a un tempo decisamente più lungo, rispetto ai primi due materiali, per osservare un completo azzeramento dell’infettività: almeno 48 ore per l’acciaio e 72 per la plastica. Il rischio, quindi, diminuisce notevolmente al passare delle ore ma non si annulla se non dopo qualche giorno.

Il dato è importante, ma ancora preliminare e da confermarsi con altri esperimenti. In ogni caso, e a maggior ragione, noi continuiamo con il solito mantra: isolamento sociale (nostro), massima igiene delle mani e delle superfici (ricordiamo che il virus è completamente inattivato da acqua e sapone e da altri detergenti) e evitiamo di toccarci (e farci toccare) il viso. Avremo modo di rifarci quando tutto questo sarà finito”.

Roberto Burioni e Nicasio Mancini

Per leggere l’articolo completo cliccare QUI

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