In Umbria ci sono 221.000 ultrasessantacinquenni e di questi circa 5.000 ricevono servizi di assistenza domiciliare, poco più del 2% della popolazione over-65. Sono dati del Ministero della Salute, comunicati per la prima volta oggi da Italia Longeva, network scientifico dello stesso Ministero, dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute.
Questi numeri sono contenuti in una più ampia survey, sviluppata da Italia Longeva, presentata oggi al Ministero della Salute in occasione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine (Long Term Care). L’indagine di dettaglio parte dai più ampi dati ministeriali, per effettuare una sorta di “carotaggio” delle più rappresentative realtà locali, e comprendere in concreto come siano organizzati i servizi di assistenza a domicilio. È stata condotta, in particolare, coinvolgendo 12 Aziende Sanitarie presenti in 11 Regioni italiane, con distribuzione bilanciata tra Nord e Centro-Sud, che offrono servizi territoriali a 10.5 milioni di persone: dal punto di vista puramente numerico, quindi, copre un quinto della popolazione italiana.
Per l’Umbria, l’indagine propone un focus sulla USL Umbria 1, la cui popolazione è costituita da anziani per il 24%, i quali sono anche i principali fruitori dei servizi di Assistenza Domiciliare Integrata (over-65 il 91% delle persone assistite in casa). Dal punto di vista dei servizi, in questa USL sono garantite il 94% delle prestazioni ADI tra quelle più rilevanti dal punto di vista clinico-assistenziale, con una prevalenza di quelle che possono essere erogate direttamente dal servizio sanitario nazionale (62%) rispetto a quelle offerte da operatori privati (7%). La USL Umbria 1, infine, dedica ogni anno ai pazienti presi in carico a domicilio un numero di ore leggermente inferiore alla media nazionale (16 ore, contro una media nazionale di 20).
“Come per la maggior parte delle Regioni d’Italia – commenta il Professor Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva – emerge che l’Umbria ancora non sfrutta appieno l’opportunità dell’assistenza domiciliare, prendendo in carico con questa modalità una percentuale troppo esigua della popolazione over-65 residente, con un livello di integrazione fra servizio sanitario e operatori sociali dei Comuni non ancora soddisfacente. Nella ASL Umbria 1, caratterizzata da numerosi pazienti complessi, e quindi a elevato carico assistenziale, trova conferma la sensazione generale che sia importante trovare un equilibrio fra numero delle ore dedicate a ogni anziano e qualità assistenziale di queste ore, piuttosto che puntare esclusivamente sul dato quantitativo. In questa prospettiva – conclude Bernabei – mirare alla costruzione di una solida e duratura partnership pubblico-privato potrebbe rivelarsi un passo cruciale per la maggior diffusione di un’assistenza domiciliare efficace e sostenibile”.