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sabato 20 Aprile 2024
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Chiude la Macelleria dell’Allevatore, Strappaghetti: “Troppa concorrenza per noi che abbiamo sempre puntato sulla qualità”

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Fuori ci sono le saracinesche abbassate e i cartelli affittasi ma entrando l’ambiente è ancora immerso nell’aroma della carne condita, del pane appena cotto, della verdura fresca. Se i muri potessero parlare racconterebbero più di quarant’anni di vita di un’attività commerciale che ha fatto la storia di Ellera di Corciano, ma che da qualche giorno ha chiuso i battenti. A raccontarci come è andata è Paolo Strappaghetti che quei quarant’anni li ha spesi tutti con il fratello maggiore Fabio e gli altri componenti della famiglia a mandare avanti una macelleria punto di riferimento per famiglie, ristoratori e altri operatori del settore.
“Siamo stati i primi sul finire degli anni ’70 – racconta Strappaghetti – ad allestire una macelleria self-service. Una idea innovativa mai vista prima che poi fu adottata dalla grande distribuzione. E allora noi tornammo alla classica macelleria servita ma aggiungendo negli anni sempre qualcosa di nuovo: prima la gastronomia, poi la frutta e verdura”.

Dal 1976 ne ha fatta di strada la Macelleria dell’Allevatore diventando famosa soprattutto per la sua porchetta, preparata con pochi ingredienti ma grazie alla fatica di molte ore di preparazione oltre a tanta passione. “Abbiamo sempre puntato sulla qualità – spiega Strappaghetti – ma non riusciamo più ad avere i profitti sufficienti a garantirla. È difficile fare concorrenza ai grandi esercenti che hanno grosse disponibilità economiche anche per investire, noi non ce la facciamo più. È doloroso chiudere ma dobbiamo farlo prima di andare in crisi, anche per onestà nei confronti dei nostri tre dipendenti che hanno sempre ricevuto lo stipendio.
La notizia della chiusura della storica attività ha fatto subito il giro del popoloso quartiere corcianese arrivando fino a Perugia. Fra i clienti abituali ma anche fra gli avventori occasionali c’è molta amarezza per questa perdita. “In questi giorni sentiamo l’affetto degli amici, dei clienti, dei ristoranti che si servivano da noi con molte parole di elogio. È una cosa che ci fa infinito piacere ma è anche a tutti loro che vorrei far capire come la qualità non si traduce solo con l’etichettatura, ma anche con la professionalità, con il tempo impiegato nella macellazione”.

E qui Strappaghetti diventa un fiume in piena: “Serve maggiore informazione riguardo al nostro settore. Oggi è facile proporre alla clientela prodotti di bassa qualità. Basta fare un giro: sono in pochi a lavorare ancore con le mezzene (ciascuna delle due parti in cui viene diviso il bovino o il suino macellato n.d.r.) o con le celle frigorifere. Questo significa che tutti i prodotti ormai arrivano sotto vuoto e in quel caso neanche io che faccio questo mestiere riesco a valutarne la qualità, chi può sapere che tipo di animale è stato utilizzato? Bisogna far conoscere al cliente queste cose, non basta la provenienza ma serve – ribadisce Strappaghetti – la qualità, la professionalità, le ore di lavoro, la passione. Noi eravamo tutto questo: dall’hambuger alla bistecca, dal pollo alla porchetta lavoravamo anche 12 ore al giorno. Persino alcune scuole di odontotecnica, che fanno pratica con le teste dei suini, si rivolgevano a noi pure da fuori regione perché nessuno ormai lavora più la materia prima come noi facevamo”.

Lorenzo Lotito

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