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martedì 23 Aprile 2024
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Vaccini e bambini: Corciano sotto il 100%. L’esperta: “Non farli equivale a correre rischi”

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vaccinoCorciano e le vaccinazioni. A scattare una foto della situazione è la dottoressa Stefania Piacentini, responsabile del Centro di Salute 6 di Ellera dove opera dal 1990, su incarico dell’indimenticato Alessandro Truffarelli. L’argomento è tornato di recente molto di attualità e con l’esperta cerchiamo di fugare i dubbi intorno alle vaccinazioni e ribadire la loro importanza per garantire un alto livello di salute pubblica.

Possiamo definire il corcianese un territorio che pratica le vaccinazioni? – In linea di massima sì; ci si vaccina con buoni risultati, le coperture sono ancora sopra al 95%, almeno per le vaccinazioni ‘obbligatorie’, ma si partiva anni fa dal 100%. Tuttavia anche in questo territorio, che non è solo quello di Corciano e che comprende anche le zone limitrofe, si registra la tendenza ad avere maggiori dubbi da parte dei genitori, nei confronti dell’utilità e della sicurezza delle vaccinazioni, in generale più nelle mamme che nei papà. L’obbligatorietà di alcune vaccinazioni, solo 4 – Difterite, tetano, epatite b e polio – del resto risalente a vecchie leggi, non basta più per giustificare l’importanza delle stesse, anzi crea confusione e dubbi sull’importanza delle altre, che sono offerte e consigliate attivamente. Vaccinare un bambino nei primi mesi di vita, proprio per la sua relativa fragilità, significa proteggerlo poi da tutte le malattie prevenibili con la vaccinazione. Al contrario non vaccinarsi significa correre dei rischi inutili, e soprattutto diventare mezzo di contagio per coloro che per età o patologie gravi, non possono essere vaccinati: la vaccinazione è anche un atto di solidarietà.

Cosa prevede il servizio? – L’offerta per i bambini italiani non si limita alle 4 patologie per le quali la vaccinazione è obbligatoria per legge nell’infanzia (difterite, tetano, poliomielite, epatite b). Sono almeno altri 5 i vaccini considerati necessari dal Ministero e inseriti nel calendario vaccinale, due dei quali (haemophilus b e pertosse) vengono somministrati insieme ai 4 obbligatori, nel cosiddetto esavalente, che va oltre gli obblighi imposti dallo Stato. Nel caso dei prodotti che contengono, in un’unica fiala, i vaccini contro più malattie, in una sola seduta si ottiene il risultato e non si punge ripetutamente un bambino piccolo – tre volte per ognuno dei sei componenti del vaccino – senza che questo comporti un aumento delle reazioni o degli effetti avversi già noti. I vaccini restano tra i farmaci, quelli più testati e sicuri, ma ancora oggi è necessaria un’elevata copertura vaccinale per evitare la diffusione delle malattie prevenibili da vaccino. Sbagliano quanti pensano che, dal momento non si vedono più malattie di un certo tipo, vaccinarsi sia inutile; infatti quando si abbassa la quota di persone vaccinate sotto il 95% , le malattie si ripresentano con tutta la loro pericolosità.

Perché ci si deve vaccinare e, quali sono le fasce di età tenute a farlo? – Chi non si vaccina e non si ammala lo deve all’altissima percentuale di vaccinati, che crea una sorta di immunità di gregge, che protegge anche i non vaccinati. L’Italia è tra i 5 Paesi europei (insieme a Francia, Grecia, Portogallo, Belgio) in cui resiste l’obbligo e insieme alla Francia, quello in cui le coperture per le vaccinazioni obbligatorie è più alto. Dalle ricerche emerge però che eliminando l’obbligo si riduce la percentuale di adesioni alle vaccinazioni, come è successo negli ultimi anni anche nella regione Veneto. Gli obblighi di legge sono stati introdotti in Italia solo per evitare che il diritto alla salute fosse diverso da zona a zona. Quello vaccinale negli ultimi anni è stato considerato, nelle Asl italiane, un obbligo di offerta da parte dei servizi e ciò ha fatto sì che tale offerta fosse fatta con modalità diffuse e omogenee su tutto il territorio nazionale, pur con risultati diversi; l’Umbria, e Corciano in particolare, continuano ad ottenere buoni risultati in tutte le fasce d’età, che hanno profili di vaccinazione personalizzati a seconda del rischio lavorativo o per la patologia specifica di cui sono portatori.

Quali sono allora le criticità? – Il problema principale in questo momento storico – oltre all’aumento nella popolazione dei dubbi sull’importanza e sulla sicurezza dei vaccini, a quali si risponde con la massima disponibilità direttamente, o tramite la fornitura di materiale validato da fonti scientifiche affidabili – è la difficoltà, che si presenta sempre più spesso, di rintracciare i bambini invitati a vaccinarsi con lettera inviata all’indirizzo di residenza. La dinamica sociale, che vede le giovani coppie spostarsi in altre città per lavoro; le separazioni dei genitori, che comportano il non trovare sulla cassetta della posta e sul campanello di casa il cognome del bambino; il non avere un telefono sempre aggiornato in banca dati per contattarli, fanno sì che la quota di persone che risultano non vaccinate sia in realtà apparentemente più alta di quella reale, visto che spesso i bambini sono sì vaccinati, ma in altri luoghi diversi dalla loro residenza. A tutte le problematiche elencate si sta tentando di porre rimedio all’interno del progetto 2.3: ‘Migliorare l’offerta vaccinale garantendo standard di sicurezza e qualità contenuto nel Piano regionale di Prevenzione 2014-2018, che sta sviluppando con un preciso cronoprogramma, azioni di riorganizzazione e formazione finalizzate, allo scopo di contrastare la preoccupante tendenza al calo di una pratica preventiva tra le più comprovate che ci siano in termini di efficacia e sicurezza, attività che trovano impegnata nella sfida tutta la comunità degli addetti ai lavori della regione”.

Monica Rosati

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