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martedì 23 Aprile 2024
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Colle della Trinità, le associazioni: “Se si continua così, di nuovo di fronte al giudice”

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giustizia tribunaleCome nessuno ha mai messo in dubbio che le posizioni del Presidente della I Commissione Consiliare siano le stesse dei gruppi di maggioranza, si desidera precisare che anche le opinioni espresse a proposito del Bar ristoro nella lettera inviata a tutti i membri di detta Commissione sono condivise dalle Associazioni firmatarie e non espressione di uno sparuto gruppo che “sembra abbia rapporti difficili con l’attuale gestore”.
Non porta a nulla un rimbalzare di affermazioni e di repliche se non si riesce a comprendere quali siano le istanze e quali siano le risposte.
Su questo è bene precisare e chiarire una volta per tutte che, se è vero che è nel pieno diritto e facoltà dell’Amministrazione Comunale inserire qualsivoglia previsione di intervento sul territorio, secondo le proprie necessità/valutazioni, è altrettanto vero che la stessa Amministrazione si deve attenere a tutte le normative (nazionali, regionali ed anche comunali) inerenti.
Pertanto, se la volontà (insindacabile) dell’Amministrazione è quella di voler far realizzare una nuova struttura nel parco del Colle della Trinità, l’unico modo consentitogli ad oggi è una variante al PRG, ma sulla parte strutturale non solo su quella operativa.
Questo perché proprio la normativa, oggi in vigore, della parte Strutturale del PRG, gerarchicamente superiore a quella Operativa non prevede tale possibilità, pertanto il solo inserimento nella parte Operativa di PRG risulterebbe in netto contrasto normativo, come già ribadito al Comune dai Giudici amministrativi, prima con sentenza del TAR n.278/2005 confermata poi con sentenza del Consiglio di Stato n.05736/2013, in cui è stata aggiunta anche la condanna alle relative spese di giudizio.
Ma su questo, a quanto pare, l’Amministrazione Comunale prosegue su strade a nostro giudizio non percorribili, che inevitabilmente ci porteranno di nuovo di fronte ad un’Autorità giudicante.
Per quanto invece attiene alle strutture esistenti si legge che: “gli uffici confermano che tutte le parti non autorizzate sono state rimosse”, a parere di chi scrive così non sembrerebbe, e basterebbe fare un sopralluogo (magari congiunto) per verificare come realmente stanno le cose.
Per entrare nel merito è singolare far notare che, per gli stessi abusi sia stata fatta un’ordinanza già nel lontano 2000, la n. 170, per poi emetterne una nuova praticamente identica nel 2013, la n. 115 Reg.Gen.
E’ giunto forse il momento in cui l’Amministrazione (o chi per essa) spieghi quali sono le parti autorizzate ed in funzione di cosa?
E’ necessario chiarire che le cosiddette “strutture autorizzate”, lo furono tramite una concessione edilizia (e successiva variante) “a tempo” (di tale tipologia di autorizzazione non se ne ravvisa la presenza nell’ordinamento giuridico né nazionale né regionale), alla scadenza della quale tali “strutture” dovevano essere rimosse.
Dopo alcune proroghe l’ultima concessione edilizia “a tempo” (non più prorogata) risale al lontano 2001.
Anche le “tettoie” (tutt’ora presenti sul posto) sono state autorizzate (addirittura solo ambientalmente) come temporanee e per soli tre mesi nel luglio 2014.
Alla luce di tutto questo, quali sono le strutture che ad oggi (carte alla mano) è lecito permangano sul posto?
Chiediamo agli “attori” che sono comparsi a vario titolo nelle varie vicende in questa annosa questione, di dare una risposta definitiva a questa domanda, ed in funzione di quale titolo.
Non è la prima volta che chiediamo questo, ma ci troviamo sempre di fronte ad amministratori “lungimiranti”, che vogliono guardare lontano, che vogliono ipotizzare situazioni piuttosto inverosimili immaginando il Parco pieno di persone desiderose di farsi la doccia, ….
Se poi il Comune di Corciano avesse la possibilità di acquisire l’area comprendente il Parco, ne saremmo certo molto lieti, ma, ammesso che possano essere superati i problemi economici di bilancio, vorremmo ricordare che un bene non è trasferibile a nessun titolo, se in esso vi insistono abusi edilizi, e che l’eventuale atto traslativo sarebbe nullo (art. 34 D.P.R. 380/01).
Invitiamo gli amministratori a restare con i piedi per terra, a fare un passo alla volta e a fare delle scelte, oltre che serene, consapevoli a favore della collettività. Quando poi ci si rivolge alla collettività rappresentata dai cittadini sarebbe necessario utilizzare un eloquio comprensibile ed appropriato e non usare quel “latinorum” di manzoniana memoria.

Associazione Colle della Trinità
Cittadinanzattiva
Italia Nostra – Perugia
Legambiente Umbria

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